giovedì 15 giugno 2017

#Pedala Per Un Respiro 2017 - Fino alla fine della Terra


Eccoci pronti anche quest'anno per un nuovo viaggio all'insegna della solidarietà e dell'avventura.
Dopo essere arrivati ai vertici opposti d'Europa negli scorsi due anni, Caponord e Sicilia, ritorneremo verso Ovest per arrivare alla fine della Terra, ovvero a Finisterre in Galizia, Spagna. Il richiamo è sempre forte verso una meta ai margini opposti del continente e, anche se è una direttrice che abbiamo già affrontato nel 2013, questa volta la percorreremo per strade diverse ma soprattutto con uno scopo più importante, legato alla Licf, Lega Italiana Fibrosi Cistica. 

La collaborazione tra Lifc e Ciclomacchinisti è attiva già da due anni, con lo scopo di sensibilizzare la popolazione sul tema della donazione di organi e della raccolta fondi a favore della ricerca per sconfiggere la Fibrosi Cistica, sostenere i bambini e le famiglie e creare una catena invisibile di solidarietà che tocchi tutte le città visitate.

Quest'anno avremo il piacere di avere nel gruppo il nostro caro amico Ferdinando, ciclista dalle qualità eccezionali, che darà un grosso aiuto nell'affrontare le lunghe tappe quotidiane. Un'altra novità per i nostri viaggi è che per la prima volta percorreremo tutto il tragitto con un mezzo di supporto al seguito, da noi guidato a rotazione, che ci consentirà di viaggiare leggeri e quindi di percorrere medie più elevate. La scelta è stata obbligata a causa del limitato tempo a nostra disposizione, 14 giorni per percorrere 2000km in un territorio molto collinare.

Si parte sabato 17 giugno dall'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze per una breve tappa fino ad Empoli, da dove ci trasferiremo col nostro mezzo fino a Torino e da dove la mattina successiva inizierà il viaggio vero e proprio. Subito affronteremo le Alpi al Passo del Monginevro, per poi attraversare il centro-sud della Francia e la costa atlantica della Spagna. Quello che percorreremo è una parte della via Francigena, la via Tolosana e La Ruta de la Costa, cioè la via verso Santiago di Compostela lungo la costa cantabrica.

Sarà per noi un'altra impresa ricca di emozioni, nuovi paesaggi e strade da vedere, sudate ormai ben conosciute, equilibri di gruppo da gestire, il tutto con un nobile scopo da perseguire e con la speranza che quello che facciamo possa essere di aiuto e di esempio per chi ogni giorno lotta per affrontare un difficile percorso di vita.

Potete seguirci su:
https://www.facebook.com/PedalaPerUnRespiro/
https://www.facebook.com/Ciclomacchinisti
mentre per effettuare donazioni si può utilizzare il sito
http://www.pedalaperunrespiro.it/






venerdì 10 febbraio 2017

Sicilia 2016

Il Duemilasedici vede il nostro piccolo gruppo impegnato un nuovo viaggio. Dopo la grande impresa di CapoNord quest'anno abbiamo deciso di dare un'impronta più turistica al nostro girovagare su due ruote, spostandoci decisamente più a sud e precisamente in Sicilia. L'idea è nata per conciliare la bicicletta con l'esigenza di fare un po' di vacanza con le rispettive famiglie, quindi, finite le scuole dei nostri figli, il 14 giugno ci siamo ritovati tutti a Castelvetrano in provincia di Trapani, paese natio di Mario.
Naturalmente è sempre attiva la collaborazione e il legame con la LIFC (Lega Italiana Fibrosi Cistica) a cui cerchiamo di dare visibilità e sostegno tramite il progetto #PedalaPerUnRespiro, che durante il viaggio del 2015 ha avuto un buon successo grazie all'impegno di tutti quelli che vi hanno collaborato e alle tante donazioni ricevute.

Qualche giorno di mare e il 21 giugno, caricate le borse sulle nostre due ruote, siamo partiti per percorrere il periplo dell'isola. Quest'anno si è aggiunto a noi l'amico, nonchè preparatore, Carlo Lazzari che l'anno scorso aveva curato il nostro programma di allenamento.
La pedalata inizia subito con una bella partenza di gruppo assieme agli amici ciclisti del GS DirtyBike di Castelvetrano che ci accompagano per 20km in direzione di Sciacca. L'impostazione turistica che abbiamo in mente di adottare per questa avventura dovrà apettare ancora un giorno, perchè vogliamo raggiungere prima possibile la parte sud-orientale dell'isola per poi goderci con calma quella zona.
Percorriamo la ss115 che segue il profilo mediterraneo della costa senza particolari dislivelli, lasciandoci alle spalle le verdi terre ricche di ulivi e vigneti del trapanese per andare in zone paesaggisticamente più aspre e dalle tonalità meno accese, ma che contrastano col blu profondo del mare. Diamo un veloce scorcio alla valle dei templi di Agrigento e passiamo per le grigie periferie di Licata e Gela per poi arrivare in una zona dove il paesaggio è ricoperto da chilometri di teloni di plastica di centinaia di serre, frequentate dai numerosi braccianti addetti alla raccolta degli ortaggi. Dopo una giornata molto calda e impegnativa, arriviamo infine a Marina di Ragusa, con un piacevole centro città, percorrendo 240km, nostro nuovo primato giornaliero per i viaggi con borse al seguito.
Stanchi ma appagati per aver portato a termine la prima lunga tappa, il giorno dopo ci dirigiamo verso l'entroterra per visitare Ragusa, Modica e Scicli, splendide città modellate in stile barocco. A Modica non poteva mancare un dolce assaggio dello squisito cioccolato aromatizzato in decine di modi diversi. Tornati sulla costa ci dirigiamo verso Pachino e poi a Capo Passero, la punta più meridionale dell'isola e il punto cardinale che idealmente rappresenta il collegamento tra i nostri ultimi due viaggi alle estremità opposte d'Europa. Lo sguardo si perde sul filo dell'orizzonte tra cielo e mare, e non può non tornare alla memoria l'orizzonte di mezzanotte sul Mare di Barents col sole che ancora splendeva alto sul mare. Ma qui siamo dalla parte opposta del continente europeo e i colori del tramonto già stanno preannunciando la sera. Riprendiamo il passo e chiudiamo la giornata a Marzamemi, un incantevole borgo di casette di pescatori trasformate in tanti localini, wine bar, e ristoranti pittoreschi.
La terza tappa ci porta a Noto, altra splendida città barocca divenuta una frequentata meta turistica. Visita veloce alla via principale e alla cattedrale restaurata dopo il crollo del 1996 e subito ridiscendiamo verso il mare per finire la tappa a Siracusa dove passiamo il pomeriggio ad esplorare l'isola di Ortigia, la parte più antica della città, formata da un dedalo di viuzze e pittoreschi scorci da scoprire ad ogni angolo e che trovano sbocco nella bella piazza Duomo. La mattina successiva ci alziamo presto per goderci le prime luci del giorno tra gli angusti vicoli e le piazzette, lungo i bastioni sul mare fino ad arrivare al mercato del pesce dove vi si trova ogni sorta di prelibatezza ittica e dove assistiamo alla lavorazione di un gigantesco tonno. Rimaniamo estasiati dal fascino di questo angolo di Sicilia e ripartiamo con la promessa di tornare un giorno nella splendida Ortigia.

La nostra strada va in direzione nord e ci porta verso Catania, la successiva tappa, ma ci costringe ad attraversare una lunga e terrificante zona industrale dove tutta la magia di Siracusa svanisce di fronte allo scempio compiuto dai processi industiali. Anche Catania ha un fascino tutto suo, come del resto ogni città siciliana, ma qui la differenza la fa una montagna di roccia nera che si erge alle sue spalle. L'Etna, con la sua scura figura e la vetta che si confonde tra le nuvole, sembra un gigante disteso, uno scherzo della natura capace di elevare un basso territorio collinare ad un altezza di 3000 metri. 

Ovviamente non possiamo non cedere alla tentazione di compierne la scalata, così la mattina successiva, partendo dal livello del mare, ci inerpichiamo senza bagagli per 35 km lungo la strada che arriva al Rifugio Sapienza a quasi 1900mt di altitudine. Il paesaggio quasi lunare è unico, come la visuale panoramica, anche se leggermente offuscata dall'umidità che non permette di apprezzarne a pieno il potenziale. La discesa sul filo dei 70/80km/h si rivelerà molto rapida e divertente.
Tornati a Catania recuperiamo le borse e proseguiamo la nostra strada lungo il periplo dell'isola. La giornata è molto calda e passando dalla piazzetta di Aci Castello, di fronte alla rocca sul mare non resistiamo alla tentazione di un bagno veloce senza neanche togliere la divisa da bici. Sono momenti come questi che fanno apprezzare il senso di libertà e di essenzialità del girare su due ruote.
A sera arriviamo a Fondachello, una località di mare nei pressi di Giarre, dove troviamo un bell'albergo-ristorante propiscente la spiaggia, semplice e gestito con cortesia d'altri tempi dove ci gustiamo una delle migliori cene del nostro tour.

Sesto giorno di viaggio. Da qui dobbiamo cominciare ad allungare un po' le ultime tre tappe per poter arrivare a Palermo nei tempi previsti. Seguiamo sempre la ss114 litoranea verso nord che passa per altre bellissime località, con Giardini Naxos e Taormina su tutte. Oggi però un forte vento soffia contrario alla nostra marcia e, non trovando sfogo a causa delle pareti che salgono verticali alla nostra sinistra, si fa sentire ancora di più. Con passo rallentato arriviamo a Messina prima e a Punta Faro dopo, dove ci fermiamo a pranzare proprio di fronte alla costa calabrese dello stretto. Non possono non tornare in mente i mitologici mostri di Scilla e Cariddi e, in un'associazione di pensieri, il richiamo va a quella mostruosa idea di costruire un ponte tra le due rive e del devastante impatto ambientale che potrebbe avere.
Da Punta Faro svoltiamo per forza si cose verso ovest calcando la ss113 lungo la costa tirrenica dell'isola. Il vento non più contrario diventa un nostro alleato e sulle sue ali completiamo la tappa a Milazzo, città sorta alla base di una stretta penisola e importante porto turistico di collegamento con le isole Eolie e il continente. Ci concediamo un bagno di fine giornata nelle ben più tiepide acque del Tirreno se paragonate a quelle molto fredde che bagnano le coste siciliane del sud.
Da Milazzo la tappa seguente ci porta di forza e di cuore ad arrivare a Tusa, piccolo paese in collina in cui ha vissuto la famiglia paterna di Mario. Seguiamo sempre la strada litoranea fatta di saliscendi e scorci interessanti, tra i quali troviamo anche un'enorme frana a precipizio sul mare e che blocca completamente la strada. Non ci perdiamo d'animo e con pazienza ci improvvisiamo scalatori evitando così di dover tornare indietro e percorrere una strada più interna. Proseguiamo mantenendo un buon ritmo perchè vogliamo arrivare a Tusa in tempo per vedere la partita dell'Italia agli europei di calcio e, dopo aver pedalato per 120km, ci aspettano gli ultimi 7km da fare tutti in salita prima di conquistare la meta. Arrivati nella piazzetta principale di Tusa, troviamo una piccola folla radunata fuori dal bar principale. Dagli anziani sulle loro sedie in prima fila ai ragazzi accalcati intorno, sono tutti davanti alla tv a tifare la nazionale in un ambiente allegro e festante. Ma la sorpresa più bella è l'incontro con Vincenzo, carissimo amico di famiglia di Mario e proprietario di un piccolo ristorante, nonchè appassionato cultore delle tradizioni culinare, e non solo, della Sicilia, che con maestrìa e proprietà di linguaggio ci fa conoscere colori e sfumature di questa ricca e accogliente terra. Presi dall'atmosfera gioviale ci godiamo un ottima cena e del buon vino fino a tarda ora, ma di questa concessione ovviamente pagheremo lo scotto il giorno successivo nell'ultima tappa fino a Palermo.
Sono solo 100km ma sembrano non finire mai, complice anche una giornata molto calda e il traffico in costante aumento all'avvicinarci al capoluogo. Prima però merita una tappa Cefalù con la sua splendida cattedrale e, successivamente, il meno piacevole paesaggio di ciò che resta dopo il devastante incendio che il 16 giugno ha distrutto chilometri di vegetazione nelle vicine colline. 

Arriviamo infine alle 16 in piazza Giuseppe Verdi, di fronte al Teatro Massimo di Palermo, dove veniamo accolti da Paolo Romeo, presidente della LIFC Sicilia, che suggella il nostro impegno verso la lega.
Qui si conclude il nostro tour dopo 1000km percorsi. Purtroppo, per motivi di tempo, non abbiamo potuto completare il periplo completo dell'isola, ma questa sarà una motivazione in più per tornare in futuro a visitare questa bellissima terra. 

giovedì 11 giugno 2015

10 giugno, Nordkapp!

Descrivere tutte le emozioni di quest' ultimo giornata non è facile, per quanto è stata lunga e intensa. In questo momento abbiamo alle spalle una notte in bianco, ma non solo per i festeggiamenti...
Mercoledi 10, mattina a Olderfjord, ultima sveglia mirata, ultimi soliti preparativi prima della partenza. Siamo eccitati e consapevoli che sarà l'ultima sgambata di questo lungo viaggio, ma sentiamo anche quella leggera tensione che non ti fa mollare la presa sull'obiettivo. Non è ancora finita del tutto, abbiamo davanti ancora 130km, una tappa quasi in media con tutte le altre, quindi non diamo niente per scontato perchè tutto potrebbe succedere. E infatti, dopo che il meteo ci era stato favorevole fino al giorno precedente, oggi ha deciso di farci pagare il nostro tributo alla pioggia. Dopo pochi chilometri di incertezza si scatena un nubifragio coi fiocchi, pioggia fredda e temperatura che precipita a 7/8 gradi. Siamo attrezzati, vestiti antiacqua, guanti, scarpe pesanti, ma nonostante questo ne viene giù talmente tanta che dopo poco tempo siamo inzuppiati ben bene. La strada segue tutta la costa ovest del Porsangerfjorden regalandoci scenari strepitosi sul mare e sulle montagne del lato opposto del fiordo. Oggi è anche la giornata dei tunnel lunghissimi, su tutti il Nordkapp tunnel che con i suoi 7km passa sotto il mare collegando la terraferma con l'isola di Magerøya. Superarlo è un momento di forte tensione, la strada scende per 3 km col 9% di pendenza, spiana per 1 km e poi risale per altri 3 km al 10%. Dentro: il gelo. Scendiamo bagnati fradici, i denti battono e i muscoli tremano dal freddo. Non ho mai sentito tanta apprensione per il timore di fare un passo falso e di cadere. È stato un passaggio veramente forte. Ne usciamo con delle facce tirate ma sollevate perchè è andato tutto bene. In più anche la pioggia sembra volerci dare un po' di tregua. Arriviamo ad Honningsvåg che sono le 17 e andiamo all'ostello, che molto gentimente ci è stato prenotato da un rappresentante della Lega Fibrosi Cistica locale. Ne approfittiamo per cambiarci i vestiti bagnati e rifocillarci un po' prima di ripartire per affrontare gli ultimi 30 kilometri, che si riveleranno più impegnativi ma anche più spettacolari del previsto. Praticamente una tappa nella tappa...l'ultima. La strada dopo un tratto lungo la costa si inerpica sulle montagne, regalandoci scorci sui tanti laghetti e sulle ampie chiazze di neve a cui fanno da sfondo insenature di mare e scogliere. Uno spettacolo unico che ci vogliamo godere con la giusta calma, nonostante tiri un forte vento gelido. Scendiamo ancora quasi fino al mare e poi risaliamo sull'ultimo promontorio, un'ultima intensa scalata fino ai 300 metri s.l.m. del promontorio di CapoNord....ed è fatta!! Ci abbracciamo felici e consapevoli di essere riusciti in una grande impresa. In cuor nostro sapevamo di poterla affrontare, anche se con tutti i dubbi, le incertezze, le mille variabili che avevamo davanti. Ed ora siamo lì, sotto il famoso globo di ferro. Facciamo le doverose foto di rito, mentre alle ore 23 il sole è ancora lassù in alto nel cielo che fa capolino tra le nuvole e la foschia. Quassù splenderà alto senza mai calare per altri due mesi come se la notte non fosse mai esistita. Aspettiamo il bus di mezzanotte per tornare a Honningsvåg, giusto in tempo per fare un'ultima foto al giorno che non finisce.
Ora siamo sul traghetto della Hurtigruten che domani pomeriggio ci sbarcherà a Svolvær. Ci siamo imbarcati alle 5:45 del mattino, e abbiamo dormito poco più di un'ora, ma va bene così...
È stata una sfida incredibile con noi stessi, ma soprattutto è stata una cosa bellissima ciò che siamo riusciti a smuovere a favore della Lega Italiana Fibrosi Cistica. Tante persone coinvolte, tanta visibilità al progetto "Pedala per un respiro", tanta soddisfazione personale e di gruppo. Vogliamo ringraziare con tutto il cuore tutti quanti hanno contribuito a questa iniziativa.

martedì 9 giugno 2015

9 giugno, Alta-Orderfjord

Oggi ci aspettano 110km prima della tappa finale su Caponord, siamo emozionati per l'obiettivo così vicino, ma vogliamo anche cercare di gustarci questi ultimi giorni. Durante il nostro lungo viaggio, spesso abbiamo dovuto macinare kilometri senza avere tanto tempo di godersi luoghi e situazioni, d'altronde la strada è stata tanta e non potevamo permetterci di mollare il ritmo. Il cielo è sempre chiuso ma senza sentori di pioggia e la temperatura è buona rispetto a quella trovata nelle regioni interne della scandinavia. I primi 20 kilometri li facciamo seguendo la costa del fiordo di Alta con la bassa marea e il fondale ricoperto di alghe che emerge dall'acqua, in lontananza fanno da sipario montagne innevate a ridosso del mare. Ad ogni curva ci fermiamo a far foto e contemplare il paesaggio. Alla fine del fiordo la strada sale e ci porta a superare un basso valico per poi ridiscendere in un'ampia conca naturale circondata dalle montagne. Sul fondo un lago, che viene alimentato da numerosi ruscelli che si formano dallo scioglimento delle nevi in altura. Dopo un'altra breve salita ci troviamo in un altipiano immenso che si estende a perdita d'occhio...un tuffo al cuore e un'altra prova della meraviglia della natura. Ci vuole qualche decina di kilometri per attraversarlo tutto, ma ce lo godiamo pedalando senza fretta. Alla fine la strada segue un' altra vallata rocciosa per poi portarci fino ad Orderfjord, di fronte al mare del Porsangerfjord, dove abbiamo prenotato l'ostello. Un' altra giornata di paesaggi fantastici è andata, prima della volata finale.

lunedì 8 giugno 2015

8 giugno, laghi, vallate, mare del nord

Anhe oggi il meteo sembra ricalcare quello del giorno precedente, solo che la temperatura è ancora più bassa. Siamo sugli 8° e il cielo è grigio e minaccioso. Facciamo spesa e colazione in un market dove incontriamo un gruppo di italiani in vacanza che vengono proprio da Caponord e non ci rassicurano molto sul clima che hanno trovato: pioggia, neve e temperature intorno allo 0. Ma la meta è ormai vicina e non ci perdiamo d'animo, montiamo in sella e ancora infreddoliti ci avviamo. Ci mettiamo una mezz'oretta a scaldarci ma poi le gambe iniziano a girare bene. Inizialmemte costeggiamo il bacino idrografico del fiume Kautokeino-Alta, che nasce in Finlandia e dopo 200km arriva fino al mare. La strada abbandona le ampie ondulazioni della tundra per veloci saliscendi sulle colline di una larga vallata. La vegetazione è sempre bassa e le piante senza foglie, sulle alture si scorgono ampie chiazze di neve. Il vento soffia da nordovest, per fortuna meno intensamente del giorno precedente. Dopo circa 60km arriviamo in un ristoro che dovrebbe essere un centro turistico, ma in realtà c'è solo un piccolo bar con un'anziana signora che ci fa pagare un occhio per una tazza di caffè, ma che comunque ci voleva per riprendere vigore. Il cielo man mano si apre un' po' e , tra una nuvola e l'altra, il sole fa capolino scaldandoci. Viaggiamo sui 3/400 metri finchè non superiamo un passo che ci fa cambiare vallata. La strada ora si affianca ad un lungo lago, le pareti delle montagne si fanno sempre più vicine, fino a diventare una stretta gola con le pareti a picco. Dalla parte finale del lago, come da un imbuto, si crea un fiume che ridiscende la gola tra massi e rapide, in uno spettacolare paesaggio. Piccole cascate d'acqua scendono qua e là dalle pareti verticali di roccia dove blocchi di ghiaccio sono ancorati nei punti meno battuti dal sole. Dai 400metri la strada, seguendo il corso del fiume, ci porta fino a 50 metri di altitudine. Ogni scorcio è unico e verrebbe voglia di fare mille fotografie, ma non avrebbero lo stesso impatto di ciò che raccoglie il nostro sguardo. Alla fine della gola, improvvisamente il paesaggio cambia, scompaiono gli arbusti e gli alberi spelacchiati e ritorna il verde vivo delle piante tutt'intorno. Rimangono gli ultimi 20 kilometri da fare per Alta, e quando all'arrivo si para davanti ai nostri occhi il Mare del Nord e il fiordo, circondato da montagne innevate, su cui si affaccia la città, l'emozione è tanta. Siamo veramente a due passi dalla meta finale.

7 giugno, nella tundra

Oggi era prevista una tappa lunga fino ad Alta, ma abbiamo deciso di dividerla in due più brevi, così da non appesantirci troppo ed arrivare ad Alta nel pomeriggio di dopodomani. Ci aspettano quindi soli 80km che però si riveleranno i più lenti e i più suggestivi di tutto il nostro viaggio. Il maltempo che ci hanno più volte annunciato e che sta colpendo la parte alta della Norvegia si fa sentire fino a queste zone. Appena partiti ci ritroviamo con un deciso vento proveniente da nord e la nostra strada segue dritta dritta quella direzione. Pedaliamo ad una velocità di 13/14km orari, e paradossalmente gli unici momenti in cui ci si può rilassare sono lungo le salite dove siamo più riparati. Passato un paesino ad una decina di kilometri il paesaggio cambia decisamente. Ci ritroviamo in un altipiano a circa 400mt di altitudine, gli alberi si fanno piccoli e radi, nudi e senza foglie. Ampi spazi ricoperti di piccoli arbusti e distese di acqua si aprono intorno, siamo nella cuore della lapponia, la tundra. Il cielo è grigio e pesante di nuvole, in lontananza si scorgono leggere tende di pioggia che scendono verso terra, e quando ci avviciniamo ci accorgiamo che non è pioggia ma una sottile grandine che punge sulla pelle come fosse fatta di spilli. Fortunatamente sono solo brevi passate, ma col vento contro si sente ancora più forte. Arriviamo in un market caffè dove ci fermiamo a rifocillarci e scaldarci un po'. Dentro vi sono diversi avventori, volti segnati dal freddo e qualche barba con molti anni alle spalle, che ci accolgono con sguardi un po' incuriositi. Qualcuno nell'uscire barcolla un po' a causa di qualche birra di troppo per essere le tre del pomeriggio. Alla cassa vi è un ragazzo di 20/25 anni che sta impacchettando qualcosa con una lentezza incredibile. Tutte le usanze da queste parti hanno una tempistica molto dilatata rispetto alle nostre. Mi chiedo se nei suoi giovani pensieri ci sia l'idea di vivere in un posto meno isolato di questo o se si sia già assuefatto a questa lentezza, aspettando che anche il suo volto venga segnato dalla durezza del clima lappone. Ripartiamo e dopo pochi kilometri troviamo il confine con la Norvegia, proprio nel bel mezzo di un altra passata di pioggia. Mentre facciamo le nostre foto di rito, ai pochi automobilisti che passano forse sembreremo dei vanitosi turisti, ma noi sappiamo che quella foto ce la siamo meritata tutta dopo quasi un mese passato in sella. Ci troviamo in terra norvegese che ci accoglie con un clima difficile, che forse è una delle sue caratteristiche più marcate. Andiamo avanti sempre faticosamente controvento e dopo un po' ci distanziamo rimanendo a pedalare da soli per il resto del tragitto. Rispetto ad altre volte, è stato un momento molto forte. È stato come se fossi con una barca in mezzo al mare, solo che invece di acqua intorno avevo chilometri e chilometri di terra cruda e immobile, dove la natura da sempre regna incontrastata. Una natura selvaggia e aspra, scandita dalle stagioni che qui compiono un ciclo estremo per ogni forma di vita, e nel nostro faticoso arrancare non puoi che sentirti piccolo e insignificante di fronte ad essa. Concludiamo la tappa a Kautokeino trovando alloggio in altro piccolo bungalow e toccando i 4000km percorsi dalla partenza.

domenica 7 giugno 2015

5-6 giugno, Passaggio in Finlandia

Ci svegliamo alle 7:30 e dopo colazione in bungalow alle 9:40 saliamo in sella, ormai i ritmi sono collaudati, la mattina siamo pronti a partire a non meno di due ore dalla sveglia. Partiamo seguendo il corso del fiume Kalix gonfio d'acqua e dopo meno di 30 km ci troviamo a passare per il Circolo Polare Artico. Questo era da noi un momento atteso e solenne, ma rimaniamo un po' delusi dal totale abbandono della struttura ricettiva posta nei pressi della fatidica linea immaginaria, così ci accontentiamo di far due foto sotto il cartellone che segna il punto di passaggio. La strada oggi è un continuo saliscendi e, sarà per il vento, abbiamo l'impressione di pedalare sempre in salita anche se l'altimetro rimane sempre a quota 70/80 metri. Arriviamo a Korpilombolo, uno dei tanti paesi dal nome bizzarro, e facciamo una bella pausa pranzo in un piccolo bar ristorante gestito da un simpatico ragazzo turco, il quale ci dice che è dura vivere da quelle parti, soprattutto nei mesi invernali quando la temperatura scende anche a -40° e non c'è molto da fare in giro. Man mano che andiamo avanti notiamo sempre più spesso che in parallelo alla strada e nella campagna adiacente, vi sono i segnali per le piste da motoslitta, sicuramente uno dei mezzi più pratici e usati durante l'inverno. Superiamo Pajala dopo più di 110km e prendiamo la direzione che costeggia un altro fiume, il Saaripuda, che segna il confine tra Svezia e Finlandia, confine che superiamo poco più avanti prima di arrivare a Kolari. Passiamo la serata e la notte in un hotel-ristopub dove abbiamo il dubbio piacere di assistere ad un improbabile quanto stonato karaoke in finlandese.
Il giorno dopo percorriamo per un centinaio di kilometri la E8, una strada comoda e veloce che, in terra finlandese, continua a seguire la linea di confine con la Svezia e il fiume Saaripuda che, con le sue acque scure e rapide, scorre ampio e maestoso verso sud. Dopo il vento di ieri oggi abbiamo una giornata dalle condizione perfette, un bel sole a scaldarci, assenza totale di vento e una strada scorrevole e poco trafficata. Ci stiamo addentrando sempre di più nell'entroterra della scandinavia, i paesaggi si fanno più selvaggi e affascinanti, man mano l'altezza delle piante diminuisce e ai soliti laghi si affiancano fiumi gonfi di acqua. Iniziamo anche ad avvistare le prime renne che improvvisamente sbucano in strada e a volte scappano lungo il nastro asfaltato prima di scomparire fra gli alberi. Nell'ultima parte del tragitto, dopo aver svoltato in direzione est, ci inoltriamo in piena terra finlandese arrivando a Enontekio dopo 150km. Lì scopriamo di aver prenotato un bellissimo cottage in legno con addirittura una piccola sauna interna, un posto che meriterebbe qualche giorno in più da passarci in relax.